domenica 5 febbraio 2012

L'internazionale "benecomunista"

Si dice che la Merkel voglia creare un asse politico-economico con l'Italia e la Francia, approfittando delle debolezze di quest'ultime. L'intento è fare di questi paesi dei fiancheggiatori, se non dei complici o dei succubi delle armate teutoniche. Ne sono la dimostrazione l'endorsement della cancelliera a Sarkozy  per prossime elezioni presidenziali e una sintonia con Monti, che appare il preludio ad un appoggio esplicito ad un futuro governo dell'Italia, patrocinato o addirittura guidato dallo stesso Monti. 
Ovviamente tutte ciò è dietrologia, cioè una sorta d cartomanzia per salotti della politica, ma se questa specie di risiko non risponde al vero, il quadro prospettato è comunque il riflesso di un'omogeneità di vedute nella visione dell'economia di questi paesi, e visto che il nazionalismo invece di essere tramontato sembra tornato in auge,  un asse Berlino-Parigi-Roma, con Berlino a capo, costituirebbe sicuramente un direttorio potente, in grado di determinare le scelte europee in campo politico economico, a tutto vantaggio dei nostri.
Dietrologie a parte sembrerebbe indispensabile, considerati i rischi, scompaginare i piani della Merkel se non vogliamo trovarci sotto il tallone della Germania e se non vogliamo dare dare il via libera definitivo ad una politica economica di stampo liberista, che segnerà la sconfitta dell'idea di bene comune e un sempre maggiore arretramento dei diritti delle classi lavoratrici. Il progetto di un fronte "benecomunista" si sta facendo strada, ma a questo punto deve essere concepito con un respiro internazionale e deve fondarsi su solidi legami con le altre nazioni europee. Ciò significa che   dobbiamo tradurre in termini elettorali il consenso verso un' idea di bene comune opposta al liberismo in tutti i paesi dove questo è possibile. Prendere il potere per via parlamentare agendo in sinergia con i movimenti è l'unica cosa sensata da fare. Occorre dare dei punti di riferimeto politici chiari a chi non vede sbocchi all'attuale situazione politica e non si sente rappresentato da nessuno. La rabbia degli indignati serve a poco se non si tramuta in forme di governo sostenute da un'idea affatto diversa di rappresentanza e di politica economica. 
Inutile aggiungere che il Pd non c'entra niente con tutto ciò.

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