giovedì 16 febbraio 2012

Neofascismo e 5 Stelle: una risposta a Beppe Grillo

di Matteo Pucciarelli da Micromega

Su questo spazio per due volte venne lanciata la provocazione (qualcuno sa cos’è una provocazione? Pare che in molti non ne capiscano il significato. «Stimolo intellettuale, invito a riflettere», dice il Sabatini Coletti) “I grillini come Mussolini”. È arrivata la risposta di Beppe Grillo, a cui non posso esimermi dal rispondere. Non perché sia Beppe Grillo, ma perché è giusto così. Rispondo sempre a praticamente tutti.
Primo, è troppo facile ribattere ad una critica o ad una annotazione con un’accusa sulla persona/e (”giornalista in malafede”, “pennivendolo”). Nel mio caso, giornalista sì, malafede no. Scrivo ciò che penso, senza doppi fini e senza mandanti. Guadagno 1.500 euro al mese e l’ingegner De Benedetti non ha ancora deciso di darmi una tantum per ogni post critico verso il Movimento 5 Stelle. Ma inoltrerò una richiesta all’ufficio del personale, vediamo se verrò accontentato.

Seconda cosa, ma qui non c’entra con la discussione. Probabilmente quella frase Voltaire non l’ha mai detta. Un falso storico. Un po’ come la falsa poesia di Neruda declamata a suo tempo da Mastella.
Terzo, va bene, siete così democratici da far parlare anche i fascisti. Io invece la penso come i partigiani che all’epoca i fascisti li combatterono coi fucili, e non con le delibere in consiglio comunale. La libertà di espressione ha un limite, ed è quello del rispetto: chi propugna le idee di intolleranza, sopraffazione e violenza nei confronti del prossimo non solo non deve parlare, ma dev’essere compito e dovere di tutti l’impedire la propagazione di codeste idee. Non più con i fucili, certo, ma con i mezzi che si hanno. Compresa quella delibera.
«La decisione non spetta a noi», dice Defranceschi. Certo. Non siamo mica poliziotti. Ma una delibera come quella di Rimini, se votarla o meno, diventa un atto politico. Un lasciapassare nei confronti di chi pochi giorni fa, a Milano, proponeva il rogo di libri in piazza. Il che dovrebbe farci tornare in mente qualcosa. E far suonare il campanello di allarme, piuttosto che fare i liberali più liberali di tutti.
Quinto, riporto qui alcuni commenti di militanti o sostenitori grillini ai miei post. Giusto per rendere idea di dove stia l’intolleranza. Andrea: «Si figuri che io il suo post lo censurerei, anzi, lo vieterei con un bel decreto comunale, perché istiga alla violenza verbale». Gianguido: «Voi vedete fascisti ovunque, fatevi curare da uno psichiatra bravo». Bivius: «Non solo sembra un articolo di un bambino di terza elementare ma mostra anche un’analisi a dir poco approsimativa». Raffaele: «Farete tutti la stessa fine quando questo regime crollerà…. miseri giornalai». E via così. Nessuno dice che il mio personale punto di vista – non ancora finanziato dalla Cir spa – sia quello più giusto e universalmente condivisibile. Ma ci si confronta apposta. Per arricchirsi. E non solo per insultarsi.
Quanto a Pertini, avrà pure citato la frase di (forse) Voltaire, ma poi alla domanda del giornalista «Rispetta anche la fede politica dei fascisti?» rispose «No. Questa la combatto con altro animo, il fascismo per me non può essere considerata una fede politica (…) perché il fascismo opprimeva tutti coloro che non la pensavano allo stesso modo». Dire che Pertini avrebbe votato come i 5 Stelle, cioè ”sì” alla manifestazione di Forza Nuova in una piazza dedicata ai martiri della Resistenza lo fa rivoltare nella tomba.
Detto questo aggiungo un’ultima cosa. Alla lettura della frase sulle «scoregge dello spazio profondo» sono morto dalla risate. Sei un grande comico, Beppe. E lo dico con affetto.

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