venerdì 26 giugno 2015

Europa senza euro o euro senza Europa. L'inessenzialità dei popoli

"Madre, madre, dormii settecent'anni settecent'anni; e vengo di lontano. Non mi ricordo più della mia culla"*
"...Quando con emozione ci si accorge degli anni Senza emozione, vissuti tra le rovine Di quello in che si credeva con maggior fiducia... E dunque meglio si presta ad esser ripudiato."**



da Ubu Re
   Caro Franco
 Che dire ?

Innanzi tutto che apprezzo il fatto che tu abbia voluto rispondermi (spero in qualità di amico e non di psichiatra!). Poi che vorrei che questo intervento, come il precedente, venisse considerato per quello che è: un colloquio fra amici. Quindi che mi scuso per le citazioni, che sono la mia passione, soprattutto se "casuali". Infine che cercherò di essere più conciso e meno barocco, per il sollievo di tutti quelli che avranno pazienza di leggere.

Tu dici:  "con le monete nazionali, va bene che possiamo svalutare e farci gli affari nostri, ma non rischiamo di ripiegare in un protezionismo becero foriero di nazionalismi e guerre?". Certo che rischiamo. Ma è quello che comunque sta già accadendo, con l'euro e dentro l'Europa. Anzi, il fatto che non possiamo farci "gli affari nostri" (che non significa essere nazionalisti e xenofobi) che bisogna sottostare ad "affari superiori", che si sia costretti ad una  innaturale convivenza forzosa, dentro il regime di una moneta che è un'arma dei forti contro i deboli, nell'assenza decisiva della politica, acutizza i nazionalismi e accelera i processi degenerativi. Questi processi sono già realtà, come si può ben vedere dalle cronache politiche. La guerra è già realtà, l'egoismo dilaga, la destra ha soluzioni forti da proporre. La sinistra deve prenderne atto, prima che sia troppo tardi. Da sinistra bisogna rivelare le logiche con cui questi processi agiscono, per quali interessi, per poterle governare da sinistra. Bisogna offrire una prospettiva e soluzioni ai cittadini, non utopie monetaristiche, cercando di ricomporre gli interessi delle classi subalterne con un progetto che indichi chiaramente quali sono le cause della sofferenza: non sono i poveri immigrati, non gli statali fannulloni o i tassisti... o la corruzione, ma il capitalismo finanziario che qui in Europa agisce per mezzo dell'euro e determina le politiche dell'austerità. 
Ci sono in Italia forze politiche disposte a farlo?

 La possibilità di svalutare, è, da un punto di vista economico, e mi azzardo a dire etico, salutare. "Unisce" le economie (e quindi i popoli), nel senso che rende le economie complementari, flessibili, adattabili alle varie circostanze di tempo, di luogo, di cultura. Che sia un peccato contro la morale lo dicono i ricchi creditori calvinisti, perchè lede i loro esclusivi interessi. L'impossibilità di svalutare infatti la pagano debitori e lavoratori (che sempre più spesso coincidono), soprattutto dei paesi più deboli. Su cui grava il peso maggiore delle politiche deflazionistiche. Questo, a maggior ragione, in un'Europa che non contempla affatto meccanismi di solidarietà. Né orizzontali né verticali.

"Farci gli affari nostri" non significa appiattirsi sulle logiche nazionalistiche o "patriottiche", perchè gli interessi che ci preme tutelare riguardano non soltanto gli sfruttati italiani, ma anche tedeschi, francesi e ghanesi. Nelle circostanze odierne, significa, a livello economico una ripresa delle politiche di spesa keynesiane (perchè il paziente soffre molto: questo con l' Euro, creatura neoliberista, naturalmente è impossibile). A livello politico significa riappropiarsi di quei meccanismi democratici di rappresentatività, che risiedono ancora nello Stato e negli altri enti territoriali, e che, pure con le loro indubbie enormi carenze, ci sono stati scippati (o sono stati svuotati), 
e di cui ora si sente estremo bisogno.
 Certo, l'attacco alla rappresentatività avviene anche dentro i confini nazionali, vedasi le terribili leggi elettorali progettate. Ma l'europa, qui, come altrove, non è d'aiuto. Anzi, così come è concepita, da questo punto di vista, è un ostacolo ancor più insormontabile, proprio perchè allontana i veri centri decisionali dai cittadini, e "mette al riparo" (monti dixit)  il potere decisionale dai processi elettorali, dalle pubbliche opinioni e dalle comunità che tentano attraverso grandi difficoltà 
vie democratiche.

Non vogliamo essere fanatici sostenitori dello Stato Nazionale, non lo siamo. Ma l'Europa ha tutte le peggiori caratteristiche dello Stato Nazionale senza averne alcun pregio. In Europa la Costituzione italiana, come le altre, per dire, è carta straccia. E fra un po', grazie all'Europa lo sarà anche in Italia. Ci sono dei bei trattati, al riguardo, di natura oserei dire privatistica, che si occupano, e sempre più si occuperanno, di governare tutto l'esistente.
 Il "vincolo esterno", "il pilota automatico",  il "ce lo chiede l'Europa": sono bei concetti della cui potenza, e della cui ineluttabilità  gli europei hanno appena iniziato a conoscere gli effetti devastanti. Si vedano, per esempio, in Italia i casi  del mancato adeguamento delle pensioni o del mancato rinnovo del contratto degli statali, dove la Corte Costituzionale e l'esecutivo hanno dovuto prendere atto, per le proprie decisioni, volenti o nolenti, della presenza del pareggio di bilancio nella Costituzione. Con grave danno per milioni di cittadini. Questo è "il macigno con l'orma di Sansone, la Majella con tutta la sua neve" che si pone davanti a noi cittadini europei.

 Ma c'è di più. Questa insana costruzione pseudo illuministica, progettata da menti superiori, che dovrebbe metterci al riparo dai nazionalismi, dagli egoismi, e che invece li sta aggravando, e lascia i cittadini soli, senza diritti, senza strumenti democratici e soldi, questa insana costruzione dicevo, dal lato del potere politico reale, dal lato delle economie forti, sempre egoisticamente nazionali si badi bene, dal lato dei rapporti internazionali è un nulla. Infatti la politica europea non esiste . Esiste quella tedesca soprattutto, poi la francese, la spagnola e via discendendo nelle stive e nelle stalle . Per risalire infine sulla radiosa cabina di comando dove gli USA, lo stato  più indebitato del mondo in termini monetari assoluti, gestisce imperialisticamente l'Europa 
in funzione anti sovietica e anti cinese.

 "L'euro come vessillo di equità ed uguaglianza", come tu dici, non credo sia  possibile. Purtroppo. Teoricamente è possibile un'altra Europa. Ma un'altra Europa è possibile solo senza l'euro: a patto che si abbiano la volontà, la forza politica e la capacità.
 Perchè?
 Perchè l'euro è la messa in atto, la realizzazione pratica di una logica di potere ferrea, da cui non si sfugge: è il concretizzarsi  del progetto neoliberista e neoimperialista statunitense, del mercantilismo tedesco, della volontà di potenza francese, e della volontà della borghesia italiana di non perdere il treno del "progresso". Precario equilibrio tra egoismi colossali, destinato  necessariamente a collassare secondo decine di economisti di tutte le scuole che non siano stati accecati o comprati dalla religione neoliberista. Ma comunque strumento da sfruttare al meglio fin che si può contro il vero nemico che è il lavoro. Egoismi che hanno partorito questa moneta-mostro contro i popoli europei, ingannandoli attraverso ideali progressisti. Popoli che scandalosamente possedevano ancora uno stato sociale.

 Sono gli stessi egoismi che operano distruttivamente negli altri continenti e in Africa. Un uomo che voglia essere di sinistra non può certo dimenticarlo. E soprattutto "il pensiero" e l'azione di sinistra dovrebbero essere sufficientemente radicali per immaginare e progettare  possibilità pratiche per ridurre da subito le sofferenze dei più deboli, ovunque essi siano. Altrimenti non c'è speranza. Ma, le possibilità pratiche mi sembra che nascano proprio nel tentativo concreto di risolvere problemi specifici e quindi, alla fine, dal riconoscimento, dall'accettazione delle differenze e dalla loro valorizzazione. Tutto ciò l'Euro non fa in economia e l'Europa in politica.
Finisco qui, sento notizie di vari attentati in europa e in Africa...

*   Da "La figlia di Iorio" di Gabriele D'Annunzio
** Da Quattro quartetti - I Dry Salvages di T.S. Eliot

2 commenti:

  1. Caro Nando,
    ci mencherebbe che questo non fosse un dialogo fra amici. Che altro potrebbe essere? Lo scambio epistolare fra amici su questioni importanti è una tradizione nobile e nel nostro piccolo contribuiamo a tenerla viva. A dirla tutta sono colpito dalle tue analisi anche se conoscendoti come persona metodica e quasi ossessiva nel coltivare un interese particolare non dovrei. Avevo forse erroneamente creduto che ti fossi lasciato andare al disincanto per le cose del mondo e mi fa piacere constatare che mi sbagliavo. Credo comunque che il nostro sia un bell'esercizio di stile che alla fine mette in luce più le converegenze che le divergenze. L'unica differenza visbile sta forse in questo alone quasi totemico rappresentato dall'euro, che tu ritieni uno strumento inestricabilmente legato ad un sistema economico che vive e si alimenta di esso e io pur concordando con l'analisi delle sue valenze negative mi ostino a scotomizzare convinto che la "bestia liberista" possa cibarsi di euro come di qualsiasi altro cibo senza smettere di essere una bestia. Devo mettere a fuoco per risponderti adeguatamente

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  2. Caro Franco, la storia dell' amicizia naturalmente è un poco retorica. Me ne scuso. Oltre alle citazioni ho ben altre debolezze che tu forse conosci. Sono contento di dialogare e di "pensare insieme". Ciao.

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