Schäuble mi ha convinto, non c'è euro se non c'è austerità e viceversa, e se lo dice lui. Eppure c'è una sorta di inerzia intellettuale che ci costringe a considerare solo un'altra equazione: Euro = Europa. Dal punto di vista logico /formale questa equazione è difficilmente dimostrabile, infatti una moneta potrebbe cambiare nome e funzione, ma ciò non implicherebbe la fine dell'Europa. Da un punto di vista empirico andiamo anche peggio, se l'euro doveva diventare in fattore stabilizzante dell'economia e garantire un regime fiscale omogeneo, non ci siamo proprio, se poi l'austerità e l'euro con i tagli alle spese e il pareggio di bilancio dovevano rappresentare la panacea di tutti i mali, con conseguente diminuzione del debito pubblico e dirottamento delle risorse verso gli investimenti allo scopo di aumentare l'occupazione (austerità espansiva, puah!), siamo addirittura alle comiche: debito cresciuto (2300 miliardi di euro rispetto ai 1900 di un anno fa o poco più), disoccupazione 12, 4% (-02 rispetto a Marzo, capirai). Se consideriamo l'aspetto politico, e qui a mio avviso risiede la questione più importante, un euro che funziona come moneta straniera porta, come dicono i liberali, ad "affamare la bestia" a un punto tale che le spese per il welfare diventano aritmeticamente insostenibili, specie se il risparmio è finalizzato a una fantomatica ripresa che non può certo avvenire con politiche recessive, e a quel punto si arriva al nocciolo della questione: le privatizzazioni, cioè svendita dei beni comuni e affidamento totale agli "spiriti animali" del mercato.
Per finire l'Europa "ideale", cioè il superamento dei nazionalismi e delle guerre. Idea nobile, ma non necessariamente legata ad una corrispondente idea di moneta, e per dirla tutta, la federazione di stati sembra più una favola storicistica, delle "magnifiche sorti e progressive", che un processo evolutivo inevitabile. Se guardiamo la storia gli Stati Uniti, proprio perché tali hanno incarnato un'idea di potere e di geopolitica a dir poco criminale. Insomma al di là dei dubbi che insorgono sul dopo euro, l'attualità è tutta a sfavore dell'euro.
La sinistra dovrebbe almeno tenere aperta una discussione su questi temi invece di dare l'euro per scontato e considerarlo una sorta di totem inviolabile.
Ad ogni modo l'euro nun me piace, anche se ancora diffido del dopo e per questo un po' vigliaccamente mi accodo a quelli che pensano che con un po' di maquillage le cose si risolvono, magari trasformando la BCE nella fatidica banca di ultima istanza. Direbbe qualcuno parafrasando De Filippo, "ma quella è religione". Appunto.
lunedì 22 giugno 2015
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Il problema è che la sinistra, più o meno alternativa, è stata ed è in gran parte ancora promotrice dell'euro. Ma non solo. Disgraziatamente questa europa è un' appendice dell'euro (e del progetto imperialista ad esso collegato). C'è poco da riformare: bisogna rovesciare il banco se vogliamo sopravvivere.
RispondiEliminaIl problema è che la politica per dire una banalità è complicata. Anche all'interno della Germania si fronteggiano due concezioni contrapposte fra rigoristi capeggiati dal presidente della Bundensbank e la Merkel più morbida almeno apparentemente, avversari probabili anche alle future elezioni e questo di riflesso occulta il problema maggiore che è appunto l'euro. Alla fine è il gioco dei tre compari con la BCE come terzo. In Grecia Tsipras è costretto a mediare per mancanza di soluzioni che impediscano passaggi traumatici e un caos che darebbe il fianco ad eventuali colpi di mano della destra. Sono convinto che l'euro è il problema, ma non c'è una via d'uscita chiara
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