giovedì 25 giugno 2015

Rispondendo a Franco. La lenta apocalisse dell'euro

 
Rispondendo a Franco.
Visione semiprofetica di un dilettante in merito alla lenta apocalisse dell'euro.
Ovvero:"Chi saprà placare il pianto delle madri?"

I re della terra che si sono prostituiti
 e han vissuto nel fasto
 con essa piangeranno e si lamenteranno a causa di lei,
 quando vedranno il fumo del suo incendio, tenendosi a distanza
 per paura dei suoi tormenti e diranno:
"Guai, guai, immensa città,
Babilonia, possente città;
in un'ora sola è giunta la tua condanna!"
L'Apocalisse di Giovanni

Caro Franco, approfitto del nostro ultimo breve colloquio sul tuo blog per dilungarmi un po'. 
Decisamente concordo con te: la politica è complicata (come la vita d'altronde, e come non lo sono i commenti sui blog e a volte i blog stessi,  non per nulla l'Eco li deplora). Ma, banalità per banalità, dato che siamo fra amici, posso dire che forse l'euro è, sotto certi aspetti, più semplice da decifrare di quanto si possa immaginare. Naturalmente non prima di avere, con fatica, sgombrato il campo da tutte le frottole di destra e soprattutto di "sinistra" che ci sono state propinate in questi lunghi decenni di progresso. E non prima, soprattutto, di aver potuto verificare le opinioni e le divulgazioni di persone abituate a pensare e a utilizzare gli strumenti della scienza economica. Persone, conservatrici e progressiste, che per di più hanno sensibilità per i destini umani. Cosa dicono in sostanza queste persone? L'euro è l'elefante che vola (e prima o poi cadrà sulla tua testa). O forse meglio, l'euro è il carro davanti ai buoi, ma non per tutti, naturalmente. 

In Germania, per dire, oggi l'euro non è un problema: anzi! Ha tutte le caratteristiche del fu Marco più altri interessanti e vantaggiosi "optionals". Grazie all'euro (e allo sfruttamento delle classi subalterne tedesche, annessi e connessi verrebbe da dire, o combinati disposti, che tanto fa moda), la Germania è fra le grandi economie esportatrici del mondo. Grazie all'euro può distruggere, quel tanto che basta però, senza sgradevoli "interventi a terra", l'economia greca e contemporaneamente accusare i greci di essere degli odiosi parassiti... e infine recuperare, si spera, "il dovuto". Le dialettiche all'interno della classe dirigente tedesca riguardano , mi sembra, aspetti che noi qui, fra amici, possiamo considerare secondari: pesi, tempi, misure per bilanciare il rendiconto politico con quello finanziario, senza sfiorare il perno rotante della macchina, la sua efficienza e soprattutto il suo fine. L'egemonia del mercantilismo tedesco sull'Europa e oltre. E quindi, in sostanza, mi appare illusorio sperare di inserirsi fra queste discrepanze per ottenere, che so, un'euro più equo: si tratterebbe comunque di una lotta di retroguardia per prolungare una lenta agonia. 

Per noi, in Grecia in Italia e altrove, è sostanzialmente diverso. L'euro dimostra di essere, quotidianamente, uno strumento efficacissimo di oppressione e coercizione economica, oltre che politica. Capace di esautorare e di imporre in maniera graziosamente postmoderna una disciplina ferrea di cui pochissimi (eletti e non) traggono vantaggio. Infatti l'euro è, con evidenza, a livello finanziario, lo strumento principe del capitalismo tedesco (e dell'imperialismo statunitense in Europa), che fa terra bruciata ovunque può per recuperare valore. Ciò a discapito di tutte le altre economie e di tutti i popoli. Potenza della deflazione! Inoltre, l'euro è il vero e solo cardine di questa Europa in cui la sfera politica è morta o agonizza nel cappio del "vincolo esterno" e del pareggio di bilancio inserito nella Costituzione degli Stati (ahimè). E infatti, a livello europeo, gli organi rappresentativi sono, senza offesa, ridicoli marchingegni privi di potere. 

Lo so che parlo come un integralista barocco, ma siamo fra amici, e so anche, naturalmente, che queste cose tu le sai meglio di me, e anzi le sanno quasi tutti. Ma, chissà, forse per incantamento, o per una sorta di sindrome di Stoccolma, l'euro ottiene ancora credito nelle piazze e tra le forze politiche che dovrebbero tutelare i più deboli. Si assiste allo spettacolo di persone investite di responsabilità che girano il capo da un'altra parte, a destra e a sinistra, per non dover vedere. Oltre naturalmente allo spettacolo di quelli che mentono all'inverosimile, sapendo di mentire, e che parlano in forza  di  teorie perfettamente fasulle, che hanno sempre platealmente fallito, se non in ciò di cui non possono dire. Ma nonostante questo, o forse proprio per questo, sono, dalla sinistra, considerati tecnici affidabili e chiamati a ricoprire cariche di responsabilità.  E si assiste allo spettacolo di quelli che descrivono con algebra e geometria realtà triviali nella loro splendida inesistenza. Tutto ciò, naturalmente, per poter conservare un posto nella buona società, specchio di quella in cui viviamo noi,  sempre più crudele e classista.
 Ora, però, parlando dell'Italia (che della Grecia non oso): se un programma politico, o un'analisi politica, o una forza (o un' occhiataccia) che voglia dirsi di sinistra, o anche alternativa, minimizza, trascura o evade questo fatto, cioè, lo ripeto in altro modo: "l'euro come arma del capitale finanziario contro le classi subalterne e come strumento di governo oppressivo" di cui bisogna con urgenza liberarsi, per me, trascura l'essenziale del qui e ora, togliendosi il terreno da sotto i piedi, e rinunciando a priori a un  recupero, anche minimo o parziale di sovranità, possibilità, movimento, aria fresca! Questa scelta, grave, può essere causata da diversi motivi (per esempio: avere un'idea diversa, temere il caos, temere una fine spaventosa : meglio uno spavento senza fine!  Ma può anche essere dovuta alla riluttanza ad ammettere che non abbiamo capito o che abbiamo commesso degli errori, o banalmente può essere causata dall'interferenza di interessi professionali o personali. Io, per esempio, allora non avevo capito, e non so dire ora fino a che punto ho capito). 

Ma il risultato non cambia: non potrà che essere il fallimento di questo programma politico, perché è avulso dalla realtà, con conseguenti costi sociali, purtroppo enormi. Il fallimento di un programma di sinistra nelle odierne condizioni sociali, in Italia, in Grecia e altrove, "implica", così dicono i sacri manuali, una deriva di destra. Di questo siamo già parzialmente testimoni. Il "fuori dall'euro" si coniuga, a destra, con le ruspe contro i rom e le flotte militari nel mediterraneo.

In prospettiva, e per finire, il mio implacabile e romantico solipsismo, e pure la mia insofferenza per la sofferenza degli esseri umani, avrebbero preferito, a questo punto, l'avverarsi di una totalizzante entropia neoimperialista,  che mi potesse lasciare così, nella sua benevole (a suo modo) tolleranza,"come cosa posata e dimenticata", o suppellettile sobriamente desiderante, nell'oblio di un ideale Mercato. Non invece questo terribile e asettico tallone di ferro finanziario, disumano e volgare, che distrugge le vite dentro questa lenta, iniqua e inquietante apocalisse dell'euro. Che sopravviene  in nome e per conto della  bestia neoliberista

Ma così non è, e ci toccherà ancora far qualcosa (cosa?), sperando di esserne capaci e che serva. Ieri sera, ormai a luci spente, ho detto a mia figlia che aveva un malanno: "Sei ancora piccola, e hai un padre. Cosa c'è di meglio nella vita?". Di conseguenza sarà necessario, per iniziare, chiedersi: "chi saprà sanare la tua terra, che placida e verde in primavera, arde nell'estate: frumento e cenere?". E soprattutto: "Chi saprà placare il pianto delle madri?". "In soldoni" (come avrebbe detto, con voce dimostrativa un nostro caro amico, se ancora ci fosse): fuori dall'euro è giusto! (per cominciare)...
 

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