di Glauco Benigni*. da Megachip
Ma Umberto Eco conosce il dibattito sulla "net neutrality" e sul "digital divide"?
In fondo anche lui parla come se fosse in un bar di provincia e non se ne rende conto .
Ho letto le recenti affermazioni di Umberto Eco: «I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l'invasione degli imbecilli». E vedo che si attiva un dibattito nel corso del quale ci si concentra sul dito (Eco-pensiero) che indica la Luna (il Web).
E allora mi meraviglio, per tante ragioni.
1) È possibile che Eco riduca il Web a "Chi sa cosa dire" e "Chi balbetta banalità"?
2) Eco non si è accorto che le grandi banalità e le grandi bufale che danneggiano la collettività non le sparano quelli che lui definisce imbecilli, ma soprattutto i grandi organizzatori del consenso e dei consumi di massa?
3) Perché un Grande Vecchio illustre usa così maldestramente il suo carisma e la sua autorevolezza per banalizzare una realtà molto più ampia di quella da lui descritta?
4) Perché nell'occasione non spara (anche) contro la tossicità immessa nel web dalla pubblicità ossessiva inquinante?
5) Perché rinviene il bipolo vero-falso solo nei dialoghetti da bar/social media e non (anche) nei lanci di notizie bufala delle grandi agenzie di news e degli opinionisti da nuovo ordine mondiale?
Non posso credere che Eco sia diventato un neo-aristocratico senza averne consapevolezza.
E mi rattristo che il dibattito non si estenda ai temi strategici, come la "governance" della Rete. Comunque è banale/arrogante definire "imbecilli" una moltitudine di individui, che nella palestra della libertà di pensiero - costruita al contempo dai martiri e dalle corporations - sta maldestramente sperimentando la propria lecita facoltà di espressione.
Alle Nazioni Unite, al G20 e all'ICANN questa porzione del dibattito sul Web si chiama "Net neutrality" e "Digital divide". Viene affrontata con una "compassione" ben più documentata e seria di quella espressa da Eco e in quei Convegni le argomentazioni di Eco non sono definite "da imbecilli" ma "da accademici di periferia politically incorrect". Nel mondo di chi riflette sul futuro della Rete e ha a cuore un principio di democrazia l'incubo più minaccioso è rappresentato da quelli che lavorano per rafforzare un divario fra un Web 'dei ricchi' e un 'web dei poveri'.
* Il giornalista e sociologo Glauco Benigni ha pubblicato nel 2015 - sia in versione 'ebook' sia 'print on demand' - Tutto è nella Rete, la Rete è nel tutto, il primo dei quattro volumi della serie "Web nostrum": una descrizione dettagliata della Rete e dei suoi effetti nella nostra vita di tutti i giorni (editore GoWare, Firenze).
domenica 14 giugno 2015
Umberto Eco, il web dei ricchi e il web dei poveri
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Eco chi? (chi ha ragione). Parole in libertà?
RispondiEliminaLibertà di parola!
Ecco l'eco che sragiona.