giovedì 25 giugno 2015

Grecia. Stiamo assistendo a una indegna e inutile tortura

di Sergio Cesarotto da il Manifesto



Con le pro­po­ste di lunedì scorso il governo Tsi­pras si è spinto molto in là nelle con­ces­sioni alla Troika.
All’inasprimento della pres­sione fiscale sulle imprese si è aggiunto un ina­spri­mento non banale dei con­tri­buti sociali che col­pi­sce imprese, salari e pen­sioni. Que­ste in Gre­cia sono piut­to­sto basse con il 60% dei pen­sio­nati con un red­dito netto sotto i 700 euro men­sili, mal­grado le scioc­chezze che si sen­tono — mar­tedì sera dal prof. Qua­drio Cur­zio su Radio 1 — di pen­sioni a livello tede­sco. E spesso la pen­sione è l’unico red­dito della fami­glia estesa.
Nono­stante ciò la Troika non è sod­di­sfatta, soprat­tutto nei riguardi delle misure sulle imprese (che non neces­sa­ria­mente sono un bene). Si tratta di misure reces­sive che non inter­rom­pono l’austerità. Non ci deve con­so­lare l’alleggerimento del tar­get di sur­plus pri­ma­rio del bilan­cio pub­blico dai 3 o 4,5% chie­sti dalla Troika al’1% nel 2015 (e 2% nel 2016).
La dif­fe­renza è nell’uccidere subito il con­dan­nato o tor­tu­rarlo ancora più a lungo. Per­ché di una inde­gna e inu­tile tor­tura stiamo parlando.
La solu­zione ragio­ne­vole c’è, e Varou­fa­kis l’ha ripro­po­sta all’Eurogruppo la scorsa set­ti­mana: il fondo salva-Stati euro­peo emetta titoli per acqui­stare i titoli greci in mano alla Bce (26 miliardi) con il duplice effetto di dila­zio­nare la resti­tu­zione di que­sto debito fra dieci o vent’anni dando respiro al bilan­cio greco e con­sen­tire alla Gre­cia di entrare nel pro­gramma di quan­ti­ta­tive easing della Bce (ora quest’ultima non può acqui­stare titoli greci per­ché già ne ha troppi in pancia).
Su que­sto tema l’Europa ha già detto no, che se ne ripar­lerà più avanti.
Che se ne dovrà ripar­lare è sicuro visto che la con­fer­mata auste­rità impe­dirà alle finanze gre­che la resti­tu­zione di que­sti fondi alla Bce e anche di quelli al Fmi (32,5m).
L’unica con­ces­sione alla Gre­cia sono i famosi ultimi 7,2m del piano di sal­va­tag­gio in sca­denza con cui essa potrà ripa­gare la tran­che al Fmi in sca­denza que­sto mese e le rate di luglio e ago­sto alla Bce.
Que­sto è per­verso. Si sa che un nuovo piano di sal­va­tag­gio sarà neces­sa­rio quando le pros­sime rate ver­ranno a sca­denza. Ma il sal­va­tag­gio deve avve­nire, nel dise­gno dei tor­tu­ra­tori, cen­tel­li­nando le ero­ga­zioni in cor­ri­spon­denza alle rate in sca­denza, tenendo il governo greco col cap­pio al collo.[/do]
Logica vor­rebbe che l’Europa si assu­messe subito e ora tutto il debito greco con Bce e anche Fmi — come molti eco­no­mi­sti hanno invo­cato, anche con­ser­va­tori quale Jacob Kir­ke­gaard del Peter­son Insti­tute — nei fatti dila­zio­nan­dolo per qual­che decen­nio sì da libe­rare per un po’ la Gre­cia dal fardello.
A quel punto pur vin­co­lata da obiet­tivi strin­genti di bilan­cio, la Gre­cia dispor­rebbe di uno o due miliardi al mese in più (lo dico ad occhio) da spen­dere per soste­nere la domanda interna ed effet­tuare poli­ti­che di sviluppo.
La pro­spet­tiva cam­bie­rebbe radicalmente.
La ragione dell’apparentemente illo­gico rifiuto euro­peo va pro­ba­bil­mente tro­vata nelle ele­zioni spa­gnole: far capire a Pode­mos che non v’è pos­si­bi­lità di euro­peiz­za­zione dei debiti sovrani e all’elettorato che le forze alter­na­tive tro­ve­ranno un muro.
E non si dica che il cat­tivo è il Fmi. Nel 2013 que­sto ha fatto auto­cri­tica affer­mando di essere stato tirato den­tro al primo «sal­va­tag­gio» della Gre­cia nel 2010 — quello che salvò le ban­che fran­cesi e tede­sche coi soldi anche del con­tri­buente ita­liano — con­sa­pe­vole già allora che il debito greco andava ristrutturato.
Una volta tirato den­tro il Fmi, che gesti­sce quat­trini dei con­tri­buenti di tutto il mondo, fa il suo mestiere di pre­ten­derli indie­tro. Se vuole, l’Europa lo può liquidare.
È que­sta che ne esce priva di ogni resi­dua cre­di­bi­lità, spe­ra­bil­mente anche agli occhi di coloro che per­vi­ca­ce­mente ancora spe­rano in un suo mutamento.

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