venerdì 26 giugno 2015

Salvini e il mestiere della tortura

La tortura in effetti è un mestiere, la insegnano alla CIA, alla Escuela de Las America, dove esiste persino un manuale illustrato, e in svariati altri posti frequentati specialmente da occidentali. 
La tortura per molti è un mestiere serio che richiede, lucidità, fermezza, esercizio, capacità di distacco dalle proprie emozioni e una costante capacità di "deumanizzare" il torturato. 
I torturatori argentini sono arrivati ad allevare amorevolmente i figli delle loro vittime. Non si vedevano come carnefici, almeno non sempre. Consideravano il far soffrire le persone un compito come un altro, del tutto impersonale. Qualcuno dovrà pur farlo. Almeno questo è quello che raccontano certuni. 
Io credo che non esista davvero la "banalità del male" e che le giustificazioni e le razionalizzazioni reggano fino ad un certo punto. Gli Eichmann non sono il vicino della porta accanto, persone per bene, grige e minuziose, spinte nel vortice del male da un improvviso mutamento dei codici morali. Gli Eichmann si vestono di grigio e si danno una patina di normalità, ma sono dei mostri dentro. 
Non credo però che Salvini sia un mostro come Eichman, Salvini è un spacciatore di paura incosciente e spietato, e lo specchio di un'Italia degradata e incolta. Come ogni professionista della contabilità politica pensa solo al rendiconto elettorale, il resto si dilegua sullo sfondo, è una categoria dello spirito che interessa solo gli ingenui che non sanno di politica. Salvini se ne infischia delle conseguenze di quello che dice e che fa e delle ferite che che provoca in un corpo sociale malato, perché le vede come dato neutro, significano qualcosa, ma in un universo impolitico e distante da lui. Salvini non deumanizza le vittime, umanizza i carnefici. Per certi versi è un passo avanti.
Il leghista però comprende il significato delle parole e a suo modo è costretto a mascherare l'atrocità di quello che dice dietro una presunta razionalizzazione: la tortura o meglio quello che noi definiremmo come tortura è una non tortura, è una naturale estensione del mestiere della polizia. Quindi, lasciate fare alla polizia il suo mestiere, che si traduce in un messaggio chiaro: benpensanti che odiate quei personaggi cisposi e a vostro dire puzzolenti, che fanno cortei per i più svariati motivi e poi le prendono di santa ragione, poliziotti allevati non all'idea della polizia come civil servant, ma come corpo armato dello stato a caccia di un nemico da "annichilire" e disumanizzare etichettandolo come "zecca" e simili, io sono dalla vostra parte, quindi datemi consenso e potere. In fondo non penso sul serio che esista il diritto alla tortura, in realtà tutto questo can can è venuto fuori perché gli ipocriti da una parte vogliono sicurezza e dall'altra non comprendono i rischi che i poliziotti corrono per loro ogni giorno e si preoccupano di tutelare qualche zecca. Ingrati. 
Poco male se in qualche occasione anche noi abbiamo inveito contro di voi quando manifestavamo con gli allevatori per le quote latte o quando vi mordevamo le caviglie per non farci prendere. Noi siamo come voi in fin dei conti. 
L'ipocrisia e la grettezza italica salvano il padano Salvini? Non credo, lo rendono solo più riconoscibile.

1 commento:

  1. IPOCRITA E VENDITORE DI FUMO.
    Da giovane galoppino del P.C. ora si allea con le destre estreme.
    Che ometto!
    Questi sono il futuro dei politici nostrani.
    Ma le madri taliane quando sforneranno dei personaggi capaci di guidare un paese come il nostro?

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