Avete notato? Da quando ha vinto le
amministrative Grillo è diventato un oggetto da maneggiare con cura
e rispetto. Tutti quelli che ne parlavano male o malissimo adesso per
darsi un contegno hanno improvvisamente rispolverato il politichese, sostituendo gli improperi e le contumelie con una pacata
ambiguità, con frasi del tipo: “è un fenomeno che va
compreso quale sintomo del disagio sociale diffuso”, “un segnale
che non possiamo trascurare”, “i grillini sono buoni ed educati,
Grillo è altra cosa” ecc ecc. Io non cambio idea, Grillo non
piace, sebbene in passato abbia creduto ingenuamente che i grillini
(non facevo i conti con Grillo che effettivamente è cosa diversa
dai grillini), potessero entrare a far parte di un progetto di
cambiamento serio del paese in cui viviamo. Non mi piace perché ha
rivelato tutta la sua ambiguità e la sua essenza destrorsa (destra e
sinistra sono categorie che per me significano ancora qualcosa nella
misura in cui ci si debba orientare in universo di valori) dal
momento in cui ha iniziatoad ammiccare alla Lega, dicendo che il primo Bossi
diceva cose giuste, mentre quello che è venuto dopo gli ozi di
palazzo era un suo figurante, oppure da quando ha definito
un'assurdità il dare la nazionalità ai figli degli immigrati. Poi
ci sono gli episodi di fastidio nei confronti dei cinesi e degli
zingari (“entrano nei nostri sacri confini e sono un pericolo per i
nostri anziani”), ed altri dello stesso tenore che non cito. Il suo
solleticare le viscere leghiste, dando indirettamente credito ad
un'operazione fraudolenta come la Padania, la truffa più riuscita
del falso dottore Bossi, un'operazione xenofoba e razzista, di chiaro
stampo paranazista (Grillo omette sia il razzismo che la xenofobia
quando parla di lega), la trovo un'astuzia da vero politico, quindi
qualcosa che pone Grillo in conflitto con e stesso.
Appare evidente che se la politica
delle vecchie formazioni politiche rappresenta, in una visione
nichilistica della storia, l'immagine degradata del trasformismo del
potere, purtuttavia possiede ancora quegli strumenti di
discriminazione ed analisi dei fenomeni che proprio la storia gli ha
conferito e quella storia ci dice che fenomeni come quello di Grillo
che si dichiarano distanti dalla vecchie categorie della politica,
rivelano la loro vera essenza proprio nei particolari. I programmi
sociali di Mussolini ed Hitler potevano essere all'inizio
indistinguibili da quelli della sinistra e persino più radicali, ma
era il nazionalismo e l'idea della razza che ha marchiato la natura
di entrambi, un comodo paravento per celare la loro funzione di
strumenti delle classi dominanti. Per carità non intendo stabilire
dei paralleli fra Grillo e il fascismo come qualcuno ha già fatto,
l'iperbole mi serve come strumento esplicativo. Ciò che però mi
dissuade maggiormente dall'accodarmi ai cantori del fenomeno Grillo è
la sua natura para-religiosa e fortemente leaderistica. Un movimento
che si appella alla democrazia partecipativa, ma il cui leader
carismatico decide in solitario strategie e tempi e modi dell'agire
politico, non mi pare una buona cosa. Grillo ha le sembianze di un
eretico che paradossalmente trae la sua forza prevaricatrice proprio
da rivendicazioni egualitarie, e questo è un segno inquietante di
una futura e pericolosa metamorfosi.
Nessuno però prevede il futuro e il
presente esige risposte immediate.
Intanto molti miei amici, dicono che
voteranno Grillo per “scassare”, spero non riescano a convincere
anche me.
Nessun commento:
Posta un commento