venerdì 25 maggio 2012

Statali, che aspettiamo?


Che aspettiamo a rispondere per le rime a questa accozzaglia di miliardari privilegiati? Non ci bastano le sparate di quella signora spocchiosa, orgogliasamente odiosa e antipatica, che ci tratta come servi impuniti sorpresi a rubare le briciole che cadono dalla sua mensa? Non ci basta il collaborazionismo dei vari sindacati compresa la signora in giallo, in arte Camusso? Non siamo stanchi di sentirci rappresentati da partiti come il Pd, complice di questa ignobile rapina ai danni dei più poveri, benedetta dall'Europa? Con una mano ci hanno bloccato i contratti, aumentato l'età pensionabile, dilazionato le liquidazioni e con l'altra ci hanno aumentato le tasse e tagliato i servizi. Dulcis in fundo adesso, per ragioni di equità con gli altri lavoratori ovviamente, vogliono licenziarci in massa per il bene dell'economia. Con quale faccia da culo uno può affermare che il bene di una data funzione sia sganciato dal bene di coloro a cui la stessa funzione si rivolge? Non paghi della loro foga affamatrice si sono anche dati a quello che sta diventando lo sport nazionale del “dagli allo statale”. Ci additano come inetti, fannulloni, lavativi, assenteisti, mangiapane a tradimento, sguinzagliano gli sgherri della loro TV contro di noi, contrabbandando il cappuccino al bar con le ruberie infami di una classe politica impunita. 
Nessuno cerca di vedere il quadro generale: pubbliche amministrazioni allo sfascio, paghe fra le più basse d'Europa, dirigenti inetti, gli stessi a cui spetterebbe il compito di decidere chi deve restare al suo posto e chi no, piazzati ai loro posti dalla politica, disorganizzazione, assenza di incentivazioni reali e di programmazione. Per finire un ambiente tossico in cui lavorare, inquinato da corruzione, clientelismi e favoritismi. 
Certo nessuno è perfetto ed anche i travet avranno le loro colpe, ma la loro vita in generale è monotona, frustrante e miserevole e per risovere tutti i problemi che ci sono l'unica soluzione che si trova è buttare a mare la gente, come fosse zavorra in una nave che sta affondando.
Ovvio che il problema non riguarda solo gli statali, ma se uscissimo da guscio in cui ci siamo rintanati, paralizzati dalla paura dell'incerto, e dessimo il buon esempio?
Uno sciopero generale, in totale autonomia dai sindacati gialli, sarebbe un buon inizio.

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