domenica 6 maggio 2012

Stati Uniti: la carne al mercato delle carceri


di Miguel Martinez (da Kelebek Blog)

“Esigi il Meglio – da Te Stesso, dalla Tua Carriera e dalla CCA.Offriamo opportunità di carriera che cambiano la vita, dove tu puoi fare la differenza”

Con questa ennesima variante sull’American Dream, la CCA – Corrections Coporation of America – la più grande società carceraria privata del mondo, recluta secondini. [1]
Ogni crisi, ci dicono gli entusiasti, è un’opportunità.

In fondo, se ci pensate, peggio vanno le cose, più c’è bisogno di carceri; e ciò avviene in virtuosa sinergia con l’impoverimento delle autorità locali.

Così, la Prisoner Transportation Services (PTS) of America, che si occupa soprattutto di rimandare alla casella di partenza gli immigrati clandestini, ha aumentato i propri profitti di ben 13 volte in pochi anni.

La Corrections Corporation, che già gestisce 60 carceri con 90.000 posti-gabbia, sta cogliendo la grande crisi offrendo a 48 Stati l’acquisto in contanti delle strutture carcerarie (in modo da assicurarsi in futuro il monopolio di ciò che vi si svolge), assieme alla gestione completa delle stesse carceri per i prossimi vent’anni.
C’è però una condizione decisiva: le autorità dovranno garantire che durante tale periodo, le carceri saranno occupate per almeno il 90% della loro capienza.

L’impresa è indubbiamente redditizia: ad esempio, la CCA paga un dollaro al giorno ai detenuti che lavorano, ma si fa pagare da loro cinque dollari al minuto per fare una telefonata.

La Corrections Corporation of America, come ogni azienda, deve depositare un documento presso la U.S. Securities and Exchange Commission, in cui gli azionisti vengono avvertiti di possibili rischi.
La società quindi mette in guardia gli investitori dei pericoli che potrebbero incombere sui profitti dell’impresa, nel caso di

“rilassamento negli sforzi da parte della polizia, clemenza nelle sentenze o negli standard per il rilascio in libertà provvisoria, o la decriminalizzazione di certe attività attualmente vietate dalle nostre leggi penali”.

In particolare,

“ogni cambiamento riguardante la droga e le sostanze proibite o l’immigrazione clandestina potrebbe avere una ricaduta sul numero di persone arrestate, imputate e condannate, riducendo quindi potenzialmente la domanda per i servizi carcerari in cui ospitarle”.

La Corrections Corporation comunque difende con determinazione gli interessi dei propri investitori.
Tra il 2003 e il 2010, ha speso 14,8 milioni di dollari  in lobbying per far inasprire le leggi, in particolare quelle riguardanti l‘immigrazione clandestina.

La  Corrections Corporation aderisce poi a una superlobby, l’American Legislative Exchange Council o ALEC.[2]
Fondata da Paul Weyrich, uno dei più potenti organizzatori di think tank di destra e una vecchia conoscenza nostra, ALEC elabora direttamente i testi di legge, nazionali e locali su misura degli interessi dei propri soci, e poi si assicura che le autorità siano motivate ad adottarle: solo nel 2009, 826 proposte della ALEC divennero legge in vari stati.

Tra le invenzioni dell’ALEC, troviamo i Three Strikes Out, cioè l’ergastolo alla terza condanna, oggi adottato da 24 Stati: forse il più brillante esempio di fidelizzazione della clientela mai inventato.
Per ora, gli investitori nel sistema carcerario possono stare tranquilli: nel 1980, 220 cittadini statunitensi su 100.000 si trovavano in carcere, oggi ce ne sono 739, e la spesa per il sistema carcerario è aumentato sei volte di più di quella per l’istruzione superiore.

Nell’autunno del 2001, Steve Logan, CEO della Cornell – principale concorrente della CCA – venne intervistato durante un incontro con gli investitori. Rispose:

“Credo che sia chiaro che con gli eventi dell’11 settembre, c’è un aumentato interesse per la la detenzione, sia lungo i confini che all’interno degli Stati Uniti, e si catturano più persone. E questo è positivo per i nostri affari. Gli affari federali sono i migliori affari per noi. Sono i nostri affari principali, e gli eventi dell’11 settembre aumentano i livelli di quegli affari”.

Nota:
[1] Il sito della CCA presenta anche una video-intervista con un certo Clay Cox, “Unit Manager”, sotto il significativo titolo, “Why do you enjoy corrections?“, traducibile all’incirca, “perché ti piace incarcerare la gente?”
Non sorprendentemente, si dichiarano “military friendly employers”.
[2] Per chi credesse alla neutralità di certe aziende, fanno parte dell’ALEC anche quattro delle cinque principali società petrolifere e poi: Bayer, Hewlett-Packard, Wal-Mart, AOL  eBay, GlaxoSmithKline, Western Union, Novartis, Symantec, Amazon.com, Yahoo, VISA e Time Warner.
 Invece Coca-Cola, PepsiCo e la Bill & Melinda Gates Foundation hanno abbandonato l’ALEC quando la loro adesione è diventata di dominio pubblico.

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